Presos politicos en Peru’.

Ho il piacere di ospitare nel mio blog un articolo scritto da France Pesce, insegnante di italiano e latino presso il carcere di massima sicurezza Castro-castro di Lima. Per chi non lo sapesse da molti anni erano lì in carcere realizzati vari tipi di atelier di lingue (italiano, latino, inglese, francese), ceramica, pittura, arti marziali. C’erano prigionieri politici e comuni, dell’MRTA e Sendero, ma adesso proprio coloro che organizzavano i vari corsi e le varie attività ricreative e culturali sono stati trasferiti e messi in isolamente. La cutura e la critica sociale fanno ancora paura, persino dietro le sbarre. Persino dall’altro capo del mondo. Ecco qui l’articolo di Franca Pesce che ringraziamo vivamente per l’appoggio e la solidarietà. La invitiamo a scrivere ancora sulla nostra bakeka.

Nei giorni scorsi a Roma, nell’ambito del festival del cinema, è stato proiettato il film di Miguel Littin: "Dawson Isla 10".
In quest’isola, a cui si era cancellato il nome e che veniva chiamata solo con il numero dieci, dopo il colpo di stato di Pinochet erano stati incarcerati i maggiori collaboratori del presidente Salvador Allende.
La pellicola presenta la capacità di resistenza dei reclusi, la fierezza nel manifestare la loro dignità, che altri avrebbero voluto calpestare, i valori morali, che li avevano portati a collaborare con Salvador Allende, il loro coltivare la cultura e l’umanità anche nel luogo in cui i loro carcerieri avrebbero voluto annientarli fisicamente e mentalmente.
Mi ha colpito questa vicenda perchè in questo momento in Perù, nazione confinante col Cile, altri uomini stanno vivendo un’esperienza, per alcuni versi, simile a questa.
Dal 2001 un prigioniero politico, condannato con l’accusa di appartenere all’MRTA, ha organizzato un laboratorio per lo studio dell’italiano, intitolandolo " Papà Cervi". E’ stato tutto estremamente difficile per la mancanza di mezzi, per gli ostacoli posti dall’amministrazione carceraria e per l’ambiente ostile. Nonostante ciò, da tre anni il lavoro svolto da autodidatta dall’ingener Emilio Villalobos Alva, organizzatore ed insegnante del laboratorio, ha ottenuto il riconoscimento dell’Istituto Italiano di Cultura di Lima, che periodicamente ha inviato insegnanti a verificare e a valutare il livello di conoscenze raggiunte. Lo stesso direttore, prof. Renato Poma, nell’ottobre scorso, si è recato nella stanza utilizzata per le lezioni, in occasione della "Settimana della Lingua Italiana nel Mondo" , valorizzando la serietà e l’impegno dimostrato. Molte altre sono state le iniziative ideate ed organizzate dal laboratorio "Papà Cervi", come incontri culturali con la presenza di insegnanti ( come il prof. Maurizio Leva dell’Università "Sedes Sapientiae" di Lima), di artisti, o come la fondazione della biblioteca "Javier Heraud", adiacente alla stanza delle lezioni.
Io ho vissuto un’esperienza molto interessante, essendomi recata in estati alterne, in questi ultimi anni in quel carcere "Castro Castro" di Lima dove ho insegnato per poco più di un mese italiano e latino nel laboratorio "Papà Cervi".
Ho sperimentato così l’alto senso morale ispiratore del laboratorio, la coerenza e la capacità di combattere le brutture di un sistema carcerario oppressivo, l’assimilazione di valori coltivati attraverso l’impegno e la cultura.
Ne ho ricevuto insegnamenti morali ed umani di grande profondità e valore. 
Purtroppo in queste ultime settimane dal Congresso del Perù sono state prese decisioni che aggravano la posizione dei prigionieri poltici, non considerati più degni di accedere ai benefici penitenziari previsti dalla legge. Anzi, senza preavviso, pochi giorni  fa il 14   ottobre, dieci  di loro sono stati trasferiti in un altro supercarcere di massima sicurezza, quello di Piedra Gorda. Tra loro c’era Emilio Villalobos Alva, che ha dovuto interrompere il suo proficuo  insegnamento ai compagni.
Non è facile spiegare la complessa situazione di un paese difficile come il Perù.
Mi era stato detto, a proposito degli anni di Fujimory, ora in carcere per violazioni dei diritti umani:" Qui non è come in Europa: si può uccidere per fame o con le pallottole, è la stessa cosa."
Io penso che si tenta anche di uccidere togliendo la speranza e impedendo di nutrire la mente con interessi culturali e l’animo con valori morali.
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